di Massimo Sergio

Una passione che nasce lontana nel tempo: di sicuro i primi tentativi Olga De Gasperis li ha fatti da piccina o forse, senza rendersene conto, sempre da ragazzetta alle prime armi è vissuta in un mondo di racconti a colori. Così, mentre le giornate nel mondo degli adulti scorrono e ripercorrono impegni del quotidiano, Olga si ritrova accanto pennelli, matite e quant’altro di attrezzi manuali ed è subito attrazione fatale. Sulla carta appaiono i primi segni di un percorso difficile, come per ogni artista, d’altra parte, e che si spiega via via rivelandosi tortuoso, sofferto, immagine di ciò che esiste dentro ciascuno di noi, ma che gli stessi limiti umani impediscono di esprimere in forme chiare, nitide, per non dire sincere. Dall’anima alla tela la biografìa artistica di Olga De Gasperis quasi si ottenebra, si confonde fino a fondersi con la vita stessa e con i misteri esistenziali che non offrono, anzi non hanno risposta. Pennelli, tele, materia, colori e luci divengono una droga irrinunciabile per la ricerca di sé. Sì, perché ciò che prende ed acquista mano mano forma, pennellata dietro pennellata, segno dopo segno, altro non è se non la razionalizzazione o, se volete, la visualizzazione irrazionale di pulsioni interne che non possono e non debbono più rimanere ingabbiate. Dipingere può così diventare un gesto violento, una violenza fatta alla tela che, d’improvviso, deve sostenere tutto il peso delle tensioni, delle angosce e delle vibratili emozioni.
Il suo operare d’Artista si mostra pervaso da una forza naturale, creativa e dinamica e la scelta selettiva, di contenuti e di valori che affronta, è in perfetta simbiosi con la sua ricerca di forme, dando così vita a quella sintesi stilistica ch’è pregio ed orgoglio più importanti di ogni autentica mera opera d’arte. I suoi temi, le sue scelte, evidenziano uno stretto profondo legame con la natura e con l’oscuro ed inarrestabile vis, del suo potere rigeneratore rappresentandone tutti i possibili aspetti, le conformazioni e deformazioni accettate o richieste per necessità. Così che sembrano possedere quell’esuberante pienezza di vita, tale da mostrali come momenti di un percorso, non solo estetico e formale, ma soprattutto interiore e spirituale. Le sue creazioni appaiono come frammenti di una polifonica struttura di ritmi e di spazi, di forme e di simboli ove la realtà si discioglie in equivalenze poetiche che sembrano vivere nel tempo e al di fuori del tempo. Olga, in fin dei conti, racconta le visioni del suo ricco mondo interiore attraverso una percezione cromatica e dinamica della realtà con segni d’inquietudine e di smarrimento. Il piglio artistico, la creatività di Olga De Gasperis è piena di contenuti da scoprire e da inventariare, ma nel contempo è comprensibile e fruibile per le vive sensazioni che desta, che provoca, che infonde in ciascuno di noi lettori del suo naturale credo. Difatti sono cromatismi chiaroscurali, ma anche solamente luminosi, en plain air, con forti tinte rappresentative di un sentito intimo, interiore, carico di tecnica e di meditazione soggettiva. Ha la peculiarità di mostrarsi artista che entra in rapida e stretta relazione sia con l’ambiente (vedi la serie “alberi-radici”) che la circonda e la circoscrive, sia col visitatore/spettatore della sua attività grazie a quei tocchi di pennello e non soltanto, a quei disegni, a misteriose simbologie che sono impresse dentro le  sue opere/creature. I  suoi sono appunti di viaggio, perché significativi di un discorso d’arte diuturno e silenzioso. Avere la necessità, l’obbligo di ricercare qualcosa in te stesso è problema abbastanza facile e risolvibile. Puoi e devi scavare, cercare, frugare liberamente, ma quando si tratta di esternare, manifestare, far partecipi gli altri, allora la questione s’ingarbuglia e tutto diviene più arduo, più complicato, più difficile. Perché il viaggio, il percorso che ciascun artista si propone, definisce e completa è sempre al Centro, verso il centro. Il viaggio segue sempre una strada, impervia e viscida. Il viaggio segue percorsi/tracciati tortuosi, introspettivi. Il viaggio deve fare male, far provare dolore, sofferenze e non solo rancore, per non averlo ancora concluso…